
BOLOGNA
Sisma, patrimonio artistico, rinascita di un territorio: sono i tre punti chiave della presentazione del progetto Mostrare le Marche avvenuta nella biblioteca della Fondazione Zeri, a Bologna. La prestigiosa Fondazione, che ha sede nel centro storico del capoluogo emiliano, ospita l’immenso lascito dello storico d’arte Federico Zeri (più di 80mila pezzi tra volumi e cataloghi d’asta e circa 290mila immagini di opere d’arte) e, oltre ad approfondirne la ricerca, la catalogazione e la fruizione, punta molto su giornate di studio, convegni e incontri di alta divulgazione.
Uno di questi incontri bolognesi è stato dedicato agli eventi culturali nella confinante regione Marche, in particolare alla mostra Capriccio e Natura. Arte nelle Marche del secondo Cinquecento. Percorsi di rinascita, visitabile fino al 13 maggio presso il Palazzo Buonaccorsi, a Macerata. A illustrarne i tratti salienti al nutrito pubblico di studenti, docenti ed esperti, i due curatori della mostra, Anna Maria Ambrosini Massari e Alessandro Delpriori.
È stato innanzitutto chiarito il motivo principale della gestazione della mostra: recuperare le opere d’arte delle zone terremotate, in un’area che va, indicativamente, da Fabriano ad Ascoli Piceno e, anziché, lasciarle nei depositi in attesa di tornare al loro posto, renderle ambasciatrici non solo della cultura artistica marchigiana (particolarmente cara a Federico Zeri), ma anche della comunità che sta dietro alle opere.
La pala d’altare nella chiesa dei piccoli centri marchigiani – spiega Delpriori, studioso d’arte e sindaco di Matelica – oltre ad essere un’opera analizzabile per il suo valore artistico è un oggetto vissuto emozionalmente e folcloristicamente dai cittadini, oggetto sotto cui si è gioito per matrimoni e comunioni, sotto cui si è pianto per un caro scomparso.
Un esempio è il crocifisso di Matelica, considerato miracoloso dai fedeli e soprannominato il Cristo del tarlo perché, mentre tutta la gloria d’altare in legno era tarlata, questo è rimasto intatto (e il motivo di questo miracolo sembra svelarsi facilmente sapendo che il crocifisso è di stucco e non di legno). C’è quindi una funzione simbolica, affettiva, tanto che spesso la gente del posto ha visto con dispiacere la partenza di queste opere per nuovi, temporanei, lidi.
Nonostante la necessità di recupero delle opere, la mostra di Macerata non è stata pensata come un contenitore senza capo né coda, come vanitosa esibizione fine a sé stessa. I curatori hanno immaginato un percorso molto chiaro, che sembra fare da eco alla mostra di Forlì Arte nel Tempo. Da Michelangelo a Caravaggio: un periodo che abbraccia soprattutto il Cinquecento e i primi del Seicento, con una particolare attenzione alle reazioni degli artisti alla Riforma di Lutero che deflagra nel 1917, e alla Controriforma che ha nel Concilio di Trento lo snodo fondamentale, riflettendosi in un’area che risente del forte ruolo di Loreto come crocevia artistico e come modello e caposaldo della cattolicità.
Un periodo storico in cui le Marche spiccano nel panorama artistico nazionale per i lavori dei fratelli Zuccari, di cui Taddeo si fa il portabandiera del manierismo e della dignità dell’artista, anche riprendendo i modelli raffaelleschi e michelangioleschi, dei De Magistris, di Federico Barocci, di Melozzo da Forlì, Girolamo Muziano, Pomarancio, Cavalier d’Arpino, Tintoretto e molti altri.
Periodo caratterizzato da un progressivo e diffuso spostamento di polarità dal cosiddetto manierismo (che riprende i modelli rinascimentali, spesso estenuandoli in forme irreali, sgargianti, capziose e, come suggerisce il titolo della mostra, capricciose) verso un naturalismo che trionferà poi nei Carracci a Bologna e, soprattutto, in Caravaggio.
Questa mostra fa parte di un ciclo di eventi, Mostrare le Marche, che ha preso il via a Loreto con L’arte che salva. Immagini della predicazione tra Quattrocento e Settecento. Crivelli, Lotto, Guercino e continua con le mostre di Ascoli Piceno, Macerata, Fabriano, Fermo e Matelica.
Sono luoghi che, spiega la professoressa Ambrosini Massari, “raccontano situazioni specialissime. Luoghi e iniziative per immaginare la ripartenza di una circolazione non effimera, non occasionale sul territorio, e attraverso cui sperare nella sua rinascita”.
Luca Longi
Info:
dal martedì alla domenica: 10:00-18:00.
Aperture straordinarie: il Lunedì di Pasqua, 23 aprile, 30 aprile.
La mostra rimarrà aperta fino al 13/05/2018
Tel. 0733 /256361
e-mail: info@maceratamusei.it