Quando l’Infiorata appartiene a tutti, diventa un’occasione di incontro, di scambio, un gioco di squadra. Scatole piene di petali, di fiori, di foglie, disseminate lungo il perimetro della piccola Servigliano (Fermo), la ‘città quadrata’ che da qualche anno figura nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia, in occasione del Corpus Domini.

Gente che si affaccenda a spargere quei fiori, colorando l’antico lastricato di porfido, con simboli e immagini evocativi, decori che impreziosiscono il lungo tappeto sul quale si snoderà la solenne processione religiosa del Corpus Domini.

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L’Infiorata di Servigliano è una di quelle (sono sempre meno, purtroppo) che si fanno ancora con i fiori veri, recisi il giorno prima, la sera prima o di buon’ora, la mattina stessa, per rinnovare, a ogni Corpus Domini, una tradizione che si perpetua da decenni e che richiama, ogni anno, sempre più gente, per la gioia dei residenti che, orgogliosi, si impegnano al massimo per non deludere le aspettative. Ognuno decora le poche decine di metri del percorso processionale che passerà davanti alla propria casa e lancia tacite e pacifiche sfide ai vicini, a chi quel tappeto riesce a farlo più ricco, più bello. Non c’è nessun premio in palio perché, alla fine, chi vince è la comunità intera.

“Quest’anno, sono venuti ad aiutare anche alcuni inglesi che vivono qui, nei dintorni e ci hanno chiesto se potevano dare una mano. Ma certo che sì. A noi fa piacere” raccontano alcuni residenti. “Sono arrivati ben attrezzati, con loro disegni, un po’ di fiori e si sono messi all’opera di buona lena. Sono stati pure bravi, ma in ogni caso, ci ha fatto piacere stare insieme”.

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Solitamente, i turisti (moltissimi gli stranieri) e i visitatori arrivano nella tarda mattinata, quando l’opera è ormai completata. Vengono a vedere quella striscia che si snoda lungo il quadrato del centro storico.

“Quest’anno, in molti sono arrivati prima, quando ancora eravamo tutti al lavoro e hanno voluto essere parte attiva dell’Infiorata. Una signora romana, ad esempio, ci ha chiesto se poteva dare una mano, bastava che le dicessimo cosa doveva fare, come fare a sistemare i fiori. Era entusiasta di dare un suo contributo. Dopo un po’ che stava china sul tappeto, si è alzata, scusandosi con noi perché aveva problemi alla schiena e non aveva una grande resistenza a stare in quella posizione, ma voleva comunque provare. Aveva dolore, era affaticata ma sorrideva, era davvero contenta” fa sapere una residente.

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Una presenza ormai constante dell’Infiorata di Servigliano sono i profughi, ospitati nel piccolo Borgo, che sono diventati esperti e, anno dopo anno, sono diventati parte integrante della comunità locale. Una presenza straniera che non si nota più, che non fa la differenza. Poco importa che la loro religione sia un’altra. Loro stanno lì, sistemano fiori con grande cura, annaffiano il tappeto fiorito per evitare che il sole bruci i petali e li faccia appassire prima del passaggio della processione.

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“Alcuni residenti sono venuti a chiedere se potevo dare loro delle rose o altri fiori del mio giardino. Gliene ho dati molti. Quest’anno la fioritura è stata proprio bella e mi faceva piacere dare anche il mio contributo” ci tiene a dire una donna che abita fuori dal centro storico. Un pezzettino di quell’Infiorata è anche suo.

Piano piano il tappeto prende vita. E’ molto ricco e colorato: “L’anno scorso abbiamo faticato un po’ a rendere bella l’Infiorata perché di fiori ce n’erano pochi. Quest’anno, invece, abbiamo potuto sbizzarrirci con colori e decori. avevamo di tutto a disposizione e il risultato finale ci è piaciuto”.

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Un’Infiorata corale, dove ci sono le mani dei turisti, di stranieri inglesi (ma anche tedeschi e francesi) che riescono a farsi capire benissimo nonostante la lingua diversa, dei profughi, di chi non abita tra le mura quadrate ma ha portato tanti fiori. Ognuno ci ha messo del suo, ha fatto squadra e chi ne ha giovato di più è stato quello splendido tappeto che durerà solo un giorno, ma che profuma di rose, di ginestre, di grano, di ogni tipo di essenza e anche di buoni rapporti umani che durano molto più di un giorno. Sarà pure il bello delle piccole realtà di provincia ma ogni tanto fanno bene notizie come queste. Semplici? Forse banali? Possibile, ma sanno di buono.

 

 

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