
Molto di più di un Santuario che riapre
No, non riusciranno critiche gratuite e commenti ingenerosi e inopportuni a intaccare la limpidezza e la profondità delle emozioni provate dai più nel rimettere piede nel Santuario della Madonna dell’Ambro (in Comune di Montefortino, provincia di Fermo), a due anni dal sisma che ha scosso la zona dei Sibillini.
Non riusciranno nel loro intento, parole fuori luogo di chi taccia come ‘vergognoso’ il restauro di una chiesa avvenuto a tempo di record, mentre c’è ancora chi passerà un altro Natale senza un tetto sicuro sulla testa. Né ci riuscirà chi sbeffeggia e ironizza sulla riapertura del Santuario mariano più importante dopo quello di Loreto, avvenuta nella notte di Natale, con tante persone che si sono avventurate in mezzo ai Sibillini, per assistere a quella che, per tutti, era molto di più di una Santa Messa.
Una celebrazione speciale non solo perché a celebrarla era l’arcivescovo di Fermo, o perché c’era un sindaco che indossava con orgoglio la fascia tricolore, oppure ancora perché era presente anche il Prefetto di Fermo (donna di carattere che veglia su un territorio con cui ha creato un legame profondo), o perché c’erano i vertici dell’istituto di credito che hanno scelto di investire nell’operazione di restauro.
E’ stata una celebrazione speciale perché la gente di un territorio messo a dura prova dal terremoto di due anni fa, ha ritrovato un luogo di fede in cui si è sempre riconosciuta, e se ne è riappropriata. Bastava osservare gli occhi lucidi di lacrime di commozione di chi ritrovava nel Santuario il rifugio sicuro per le proprie preghiere di riuscire a riconquistare la serenità di un tempo.
Non tocca alla Chiesa pensare a ricostruire case o costruire casette, o rendere confortevoli, sicure e dignitose le abitazioni assegnate agli sfollati, alleggerendo il carico delle angosce di chi ha già perso tanto. Non è compito della Chiesa che, come tutti, dopo il sisma, ha subito danni ingenti, si è leccata le ferite e cercato la strada per una rinascita. Tocca ad altre istituzioni e, nella notte della vigilia, meglio avrebbe fatto chi le rappresentava a lasciare il posto riservato nei primi banchi del Santuario, a chi ne aveva più diritto.
Lasciarlo a chi? Ai fedeli che, in questi due anni, nonostante la chiesa inagibile, non hanno mai smesso di raggiungere quel luogo, in estate come in inverno, e assistere, numerosi e partecipi, alla Santa Messa, celebrata dov’era possibile: dietro la chiesa, alla sorgente del fiume Ambro, là dove iniziano i boschi dei Sibillini. Cittadini della montagna che, dopo le scosse, hanno sempre cercato la normalità e che riuscivano a trovarla nei luoghi improvvisati dove, per dire Messa, era sufficiente un umile surrogato di un altare approntato alla bell’e meglio.
Già nella mattinata del 24 dicembre, mentre fervevano gli ultimi lavori (le pulizie, le prove delle musiche e delle recite), qualche cittadino della zona, aveva voluto ritagliarsi un momento tutto suo, per godersi la chiesa ritrovata.
<E’ bella, è talmente bella. Un sogno rivederla> la riflessione ad alta voce di un fedele che si era attardato, in ginocchio, davanti alla statua della Madonna dell’Ambro e che gironzolava, in punta di piedi, nella chiesa felice di riassaporare quel luogo.
Nell’abside del Santuario, lo spazio è riservato agli ex voto e, in una serie di cassettine a vista, sono state sistemate, dopo il restauro, le innumerevoli foto lasciate negli anni, dai fedeli che avevano pregato per un proprio caro, chiesto una grazia alla Madonna, di chi voleva condividere un momento felice (una guarigione, un matrimonio, una nascita) o lasciare un ricordo di chi non c’era più. Una collezione preziosa, se non dal punto di vista artistico, sicuramente umano, di fede e devozione, perché ogni foto ha una storia, una speranza, una preghiera.
Chi sa che, da qualche parte, c’è anche la sua foto (e ricorda chi e perché l’aveva portata lì), difficilmente riuscirà mai a ritrovarla ma, sapere che tutte quelle immagini sono state rispettate e custodite, regala una sensazione capace di scaldare il cuore.
Infine, il Santuario della Madonna dell’Ambro che riapre significa un movimento turistico, religioso e non solo, che riparte e, con esso, si rivitalizza tutto l’indotto: gente che arriva (o ritorna) in quelle zone da godere in ogni stagione, attività commerciali e di ristorazione che ricominciano a lavorare, un nuovo entusiasmo e dinamismo tra la gente dei Sibillini. Un’economia che, piano piano, si rimette in movimento, spinta e incoraggiata dalla fede.