
Le scarpe camminano su strade ‘virtuali’ e sperano nei vaccini per tornare a girare nel mondo reale
L’anniversario è di quelli così tristi che di più non si può: un anno di pandemia. E’ da un anno che l’impietoso Coronavirus continua a ‘fare le scarpe’ agli imprenditori calzaturieri, a mettere in ginocchio un comparto che, in realtà, da tempo faceva fatica a brillare di luce propria, che stava cercando di rialzare la testa e che, invece, si è trovato a doverla abbassare di nuovo per ripararsi dalla tempestosa pioggia di segni ‘meno’ che lo sta investendo. Lo sa bene il distretto pelli e calzature del fermano e del maceratese, fresco del riconoscimento (che tutto è fuorché qualcosa di cui vantarsi) di area di crisi industriale complessa.
Bastano pochi dati sulla situazione in Italia (forniti dal Centro Studi Confindustria Moda).
Per le imprese: -25,2% i fatturati; – 24,6% la produzione; – 14,7% l’export; -4% le aziende (sia per numero, sia per addetti). I mercati: -7,6% la Svizzera (come noto è l’hub di prodotti di terzisti per le griffes del lusso), -4,4% la Cina (che aveva recuperato con +43% tra ottobre e novembre 2020), – 13% Europa, – 18% extra UE, -30% Nord America, -20% Csi, -25% Medio Oriente, -13% Far East. I consumi: -26milioni di paia di scarpe vendute rispetto al 2019, con un prezzo medio ribassato del -6,8%; -30% scarpe classiche, -15% calzature da bambino e sportive. Considerato cha buona parte dell’anno appena trascorso, l’abbiamo trascorsa chiusi in casa, l’unico settore che è rimasto quasi invariato (pur in leggera flessione negativa) è quello delle pantofole/ciabatte, anche se ha perso il 6,1% in quantità e 5,3% in spesa.

Per la Camera di Commercio delle Marche, il risultato dell’ultimo trimestre 2020 è peggiore rispetto al dato del secondo e manda in archivio l’anno pandemico 2020 con -11,7% nelle esportazioni (-9% il dato nazionale). Andando a guardare i risultati di ciascuna provincia marchigiana, il dato peggiore è quello di Fermo (-23%), seguito da Macerata (-18,7), Pesaro Urbino (-14,5%), Ancona (-12%). L’unico segno positivo, seppure di minima entità, arriva dalla provincia di Ascoli Piceno (+ 1,6%).
Per scovare un segno ‘più’ occorre guardare alla voce Cassaintegrazione Ordinaria nell’area pelle e calzature: +900% delle ore autorizzate, ovvero 10 volte i livelli del 2019. L’unico altro segno ‘più’ è sui canali di vendita dove l’e-commerce è diventato la panacea, se non di tutti i mali, di una buonissima parte, con +30% il che significa che, nei bilanci aziendali, è passato da una quota del 14% a oltre il 21%. Torna il segno ‘meno’ guardando i dati degli altri canali di vendita: -28% al dettaglio; – 44,4% ambulanti; – 20/25% grande distribuzione.
A settembre 2020 sembrava ci fossero le condizioni per una cauta ripresa. Speranza subito svanita con la recrudescenza del virus e la débâcle dell’ultimo trimestre che si è estesa al primo trimestre del 2021, confermando un trend sfavorevole che fa prevedere un ulteriore calo stimato intorno al -18% nel corso dell’anno.
<La speranza è riposta nel terzo trimestre 2021> preconizza Confindustria Moda, secondo la quale solo sul finire di questo secondo anno pandemico, il settore potrebbe registrare un primo recupero. Una aspettativa alla quale affidarsi se non fosse che, in concomitanza con la diffusione di questi dati, sono comparse le varianti del Covid e c’è stato il ritorno in piena zona rossa. La speranza, a questo punto, è legata all’efficacia del piano di vaccinazione.

Quali strade percorrere per tirare avanti? Restano solo quelle virtuali sulle quali, ob torto collo, tutti devono cominciare a incamminarsi.
In Assocalzaturifici ci hanno provato a organizzare il Micam in presenza, ma si sono dovuti arrendere e rinunciare. O quanto meno, ad esserci senza esserci realmente. A ‘cambiare pelle’. Per supportare gli imprenditori, la fiera internazionale di calzature è stata trasformata in un ‘Micam Digital Show’. Dall’8 marzo all’8 maggio, i calzaturieri potranno mostrare le collezioni autunno/inverno 21/22, insieme a quelle della primavera/estate 2021 e, grazie all’offerta di oltre 100 brand, potranno incontrare le migliaia di buyer iscritti alla piattaforma predisposta da Assocalzaturifici. D’altra parte, le calzature rappresentano una delle eccellenze del Made in Italy nel mondo e l’Italia è il terzo esportatore mondiale con 4500 imprese e 75mila addetti.


<La pandemia ha accelerato in maniera fulminea il processo di digitalizzazione che era già in corso e su cui stavamo lavorando da anni> dice Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici e Micam. <Attraverso Micam Milano Digital Show, vogliamo supportare il comparto calzaturiero verso la transizione digitale, un nuovo modo di fare business che, in questo momento, è un importante aiuto vista la conclamata impossibilità di fare campagne di vendita internazionali a causa delle restrizioni imposte nei viaggi>.
Si fa di necessità virtù e si organizzano occasioni di incontro tra domanda e offerta secondo regole rese obbligate dal Covid, ma è incoraggiante leggere l’ultima riga (scritta in neretto) della nota di Assocalzaturifici: <Il prossimo appuntamento in presenza con Micam Milano sarà dal 19 al 21 settembre>.
Sarà davvero così? La sfera di cristallo non ce l’ha nessuno, ma la voglia di credere che andrà meglio c’è. Ci vuole credere Cirillo Marcolin (presidente nazionale Confindustria Moda): <Sicuramente, il 2020 è stato un anno difficile, con numeri complicati. Ora però la ripresa è legata alla scoperta dei vaccini. Per questo dobbiamo fare squadra tra governo, sindacato e Confindustria per mettere a punto una campagna vaccinale diffusa. Non dobbiamo perdere tempo>.
<Molte manifestazioni fieristiche sono state rinviate o cancellate e molte, Micam tra le prime, hanno saputo trovare lo slancio per riorganizzarsi e reinventarsi utilizzando al meglio le tecnologie digitali – commenta Il sottosegretario agli esteri, Manlio Di Stefano, all’apertura del Micam Digital – ma il vero appuntamento sarà a settembre quando, ci auguriamo, si potrà tornare alla presenza fisica>. <Micam Digital è un bell’esempio di risposta per tenere in piedi un collegamento tra produttori e venditori. Ora occorre prepararsi alla nuova normalità con la fiera Smart dove il digitale accorcia spazio e tempo e che, finita l’emergenza, resterà a latere dell’evento in Fiera che resta comunque centrale> ammette realisticamente il presidente di Ice, Carlo Maria Ferro.
Dice la sua sui vaccini anche la Cna territoriale di Fermo, una delle più attive associazioni di categoria dove, fin dall’inizio della pandemia, opera una task force di supporto alle imprese: <Abbiamo bisogno di tempi da record. Abbiamo dato la nostra disponibilità in termini organizzativi e di strutture. I protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro non devono essere modificati visto che hanno funzionato egregiamente>. L’unica richiesta di Cna Fermo, in merito ai vaccini: <Le imprese siano esentate da ogni responsabilità sulla attuazione e sulle conseguenze della vaccinazione.

<E’ evidente che alcuni Paesi, come la Cina e l’India, sono ripartiti: questo significa che il primo risultato da raggiungere è quello dei vaccini: abbiamo bisogno che ci sia una svolta nella campagna vaccinale e che chi opera con l’estero, imprenditori, export manager, allestitori di macchinari, tecnici specializzati, siano subito vaccinati e, contemporaneamente, che possano godere di un passaporto sanitario ad hoc per muoversi liberamente> il pensiero di Gino Sabbatini (presidente Camera di Commercio Marche), secondo il quale è fondamentale che le Marche, ma in generale l’Italia, riprendano a esportare, con la consapevolezza che la crisi pandemica non sarà risolta in poche settimane e che tornare a esportare come e più di prima oggi è vitale per il sistema produttivo marchigiano e italiano>.
Marisa Colibazzi