Ci sono le parole, tante anche se mai abbastanza, nella Giornata nazionale contro la violenza alle donne, ma ci sono anche i simboli: c’è chi si siede sulle panchine rosse (presenti ormai ovunque) e c’è chi indossa scarpe rosse e fa il gesto di togliersele. D’altronde, le scarpe rosse sono diventate simbolo della lotta contro la violenza sulle donne dal 2009 quando l’artista messicana Elina Chauvet diede vita all’installazione ‘Zapatos rojos’. 

Proprio le scarpe rosse sono al centro di una iniziativa al Museo Internazionale della Calzatura di Vigevano. 

Nel distretto calzaturiero vigevanese è stata realizzata questa struttura museale per sottolineare il binomio tra mondo della scarpa e territorio ed evidenziare il legame indissolubile che li unisce e li caratterizza. Qui è stata allestita una mostra di scarpe rosse. Con una connotazione particolare che viene evidenziata dal titolo dato all’iniziativa dall’associazione ‘Lo specchio dei sogni’ che l’ha promossa: ’Scarpe Rosse, quando il design diventa simbolo. Il Made in Italy d’eccellenza’.

Fino al 29 gennaio, nelle sale espositive saranno esposte 23 calzature che otto aziende di Vigevano, sette di Parabiago e sei provenienti dal distretto fermano hanno realizzato per l’occasione.

23 scarpe con altrettanti nomi di donne a ricordare che ogni oggetto può raccontarci la storia di una donna e che dietro la patina di bellezza o di normalità si può nascondere una grande difficoltà o tragedia. Sono scarpe sportive o elementi, con tacchi vertiginosi o senza tacco, tutte diverse ma accomunate dal colore rosso.

Tra le produzioni arrivate direttamente dal fermano, spicca per originalità e per il messaggio che veicola, la scarpa creata dall’elpidiense Cristina Franceschini per ‘Il Fauno’, un giovanissimo marchio made in Sant’Elpidio a Mare (città dove ha sede il Museo della Calzatura cav. Vincenzo Andolfi) il cui logo prende spunto, appunto, dal fauno presente sulla fontana ‘della Pupa’ (in centro storico). 

Sui tacchi di una semplicissima décolleté in camoscio rosso, è stata ricreata la storia di due roseti, uno poco curato e trascurato, l’altro più rigoglioso, con foglie e un grappolo di splendide rose, anch’esse ovviamente rosse. Il nome di donna abbinato a questa creazione è Gynaika. 

‘La rosa è sempre stato il simbolo della donna, è il simbolo dell’anima in evoluzione, mentre il rosso ha il significato di sacrificio per cui la scelta di questo fiore è per rappresentare l’immagine di una donna che si sacrifica ma che, con le dovute attenzioni, può fiorire e risplendere. E’ questo il messaggio  che abbiamo voluto trasmettere nel tacco destro. Nell’altro, abbiamo rappresentato un roseto che non viene curato e del quale non resta niente e, difatti, è spoglio, pieno di spine e con i rami che si seccano e la vita che se ne va’ spiega la designer elpidiense che ha utilizzato nylon sinterizzato e la stampante 3D che maneggia con particolare dovizia per i suoi lavori. ‘Il simbolo della rosa sulla scarpa rossa vuole essere una occasione per riflettere, anche discutere e criticare. L’importante è che la gente che si ferma a guardare questa scultura sia spinta a pensare’. 

E’ questa anche la filosofia che guida Cristina Franceschini nel suo lavoro creativo, essendo autrice di altre scarpe con originalissimi tacchi scultura, alcune delle quali sono presenti in diverse esposizioni europei. Quella che va sotto il nome di Eva è stata pubblicata su un calendario internazionale ed è in mostra in un paio di musei in Germania. 

‘Le mie opere sono soprattutto nei musei. Lo è anche Gyneika, una scarpa da museo ma, – aggiunge la giovane designer – al di là della presenza di una scultura sul tacco, è indossabile senza alcun problema’.

Dalle Marche, più precisamente dal distretto fermano, hanno partecipato all’iniziativa i calzaturifici: La Repo (Porto Sant’Elpidio) con Patrizia; Loriblu con Annarita (Porto Sant’Elpidio), V.R.L. di Lattanzi Gianfranco &Co con Nora (Montegranaro), Marino Fabiani con Dafne (Fermo), Missouri con due calzature per bambine, Miss July e Lady Red (Monte Urano).


Tutte le ‘scarpette rosse’ realizzate per la mostra vengono sottoposte al vaglio del pubblico social e dei visitatori. La più votata resterà esposta nel Museo della Calzatura di Vigevano. Marisa Colibazzi

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