marzo 15, 2018

Un lavoro, finalmente

Una piccola storia.

      Mi sono fermata a un distributore di carburante, di quelli dove c’è l’omino che ti fa il pieno e, diesel o benzina che sia, lo paghi lo stesso prezzo che se facessi da sola. Conosco il titolare e, di solito, la sosta per il rifornimento è anche l’occasione per scambiare due chiacchiere.
Stavolta, però, il solito benzinaio non c’era. Pazienza. Niente chiacchiere. Si avvicinano i due ragazzi in servizio. Uno lo conosco. Poi guardo l’altro, un ragazzo magrolino, incappucciato per difendersi dal freddo pungente di quella mattina d’inverno. Anche lui si ferma a guardarmi, sorpreso, finché ci scappa un sorriso: ci conosciamo, pure bene, e non ci vedevamo da tempo.
Lo ricordavo timido, taciturno e riservato, occupato in un’altra area di servizio, con turni massacranti, anche notturni, ma comunque contento di quello che faceva. E sapevo che quel lavoro l’aveva perso.
Ora, ormai trentenne, lo ritrovo con lo sguardo aperto, che sorride, loquace. <Io lavoro qui. Ci lavoro da qualche giorno, il titolare mi ha detto che mi fa restare fino alla fine del mese. Il mese dopo quasi sicuramente starò a casa, ma poi ci sono possibilità più che buone che mi assuma>.
E’ contento perché ha trovato lavoro. Dopo aver attraversato un periodo pieno di incertezze, essendo stato mandato a casa dall’altro posto di lavoro perché il personale doveva essere razionalizzato (adesso si dice così, anziché ‘Non servi più, sei licenziato’). Lui era l’ultimo arrivato ed era stato il primo a doversene andare.
Il licenziamento gli aveva fatto male: <Oggi, non è per niente facile trovare un altro lavoro. Adesso mi è stata data questa opportunità e mi sto impegno per convincere il titolare che vale la pena farmi restare>.
Gli chiedo di rimboccare l’acqua per il tergicristallo: non lo so fare e non voglio neanche imparare. <Come tutte le donne> celia il giovane benzinaio. E’ gentile: <Fa freddo, sali in auto così stai al caldo. Qui ci penso io>.
E’ vero. Fa proprio freddo, ma preferisco restare qualche minuto a parlare con lui, contagiata dal suo entusiasmo, sinceramente contenta di vederlo sereno per il solo (solo?) fatto di stare lavorando. Mi fa piacere cominciare la giornata con una bella notizia. Lì, c’è un posto di lavoro vero. Niente job act, niente interinale, niente ‘lavoro a nero’.
Pago il dovuto, ci salutiamo, gli auguro in bocca al lupo per il futuro. Lo lascio affaccendato e sollecito appresso a un altro automobilista, e immagino che stia pensando con ottimismo che, se tutto va bene e scatta l’assunzione, lo ritroverò lì anche in futuro.