Addì 25 novembre: racconto di una strana Giornata contro la violenza sulle donne. Strana come lo è stato tutto in questo anno, pazzo come pochi altri. Inizia ascoltando il Gr, apprendendo, appena sveglia, di due femminicidi. Non uno. Due. E subito, rifletti tristemente che, per essere un giorno contro la violenza sulle donne (e anche se è un cliché, pensi che dovrebbero esserlo tutti i giorni), come inizio non è male. A sconcerto si unisce sconcerto, nel sentire che un fatto di sangue si è verificato nel sud dell’Italia e l’altro al nord; che nel primo caso ha agito un italiano, nell’altro, un marocchino. Le vittime? Donne. Mogli. Compagne.

La mattina continua ascoltando alla radio trasmissioni con commenti sui due femminicidi e sugli obiettivi di una Giornata voluta per sensibilizzare tutti, uomini e donne, affinché di tragedie simili non ce ne siano più. Certo, i numeri fanno paura: 90 i femminicidi avvenuti quest’anno (e mancano ancora 30 giorni alla fine del 2020) e il Coronavirus, con il lockdown, ci ha messo del suo, costringendo in casa vittime e carnefici, per rendere ancora più inquietanti i dati statistici.

  • Apri i giornali e, ogni testata riserva spazio e dà voce a donne coraggiose e grintose, a professioniste ed esperte che parlano ad altre donne e lanciano messaggi (o almeno ci provano) anche agli uomini, anche a quei ‘galantuomini’ (si fa per dire) che hanno il vizietto di alzare mani violente, mosse da un amore malato, sulle loro donne. Ascolti, e pensi che sì, donne picchiate, perseguitate, stalkerate, umiliate e annullate dovrebbero avere più coraggio e denunciare uomini che le vedono come un sacco da boxe. Ma sai bene, perché lo hai visto diverse volte intorno a te e hai pure provato (senza riuscirci) a scuotere il torpore che toglie lucidità e fiacca la volontà e le ragioni di una legittima difesa, che non è affatto facile parlare, denunciare, affidare ad altri le proprie paure e chiedere aiuto. Hai avuto modo di toccare con mano che non è facile, né scontato. Che, a volte, è talmente spesso il muro dietro cui queste donne nascondono l’orrore che vivono in casa, che all’esterno arriva un’immagine distorta, che i lividi sono dovuti alle scale troppo scivolose dove è facile cadere, che gli stipiti delle porte sono sempre in mezzo al passo, che si va sempre a sbattere contro gli spigoli: tutto per giustificare occhi ammaccati, lividi sospetti in varie parti del corpo.
  • Davanti al pc, a lavorare, che non lo fai un giretto di perlustrazione sui social? Certo che sì, e ti imbatti in una infinità di post e di simboli legati al tema della Giornata, copiati e incollati, condivisi a pioggia sulle home, così come sono: banali, scontati ma, alla fin fine, sono pur sempre meglio di niente e il messaggio può essere veicolato ed arrivare a destinazione.
  • Nel corso della giornata, irrompe la notizia della morte improvvisa di un campionissimo, un fenomeno del calcio. Il mondo intero è sotto choc. Giornali italiani e stranieri rilanciano una notizia che vola sui social, che li invade. Che spegne i riflettori accesi sulla lotta contro la violenza alle donne. Persone che, fino a poco prima, condividevano post in cui si predicava il rispetto delle donne, sono già passati oltre, e giù post su post sul campione scomparso. Niente di cui stupirsi, tutto sommato. Il ‘Dio calcio’ è insuperabile e quando muore il ‘Dies del calcio’ non c’è storia. Ti chiedi che ne è stato dei due femminicidi di inizio giornata (e se ne stava pure covando un terzo per il giorno dopo): non è più una notizia che buca lo schermo e colpisce menti e cuori. Muore il campione, sono lacrime a non finire. Due donne vengono trucemente ammazzate … un ‘Rip’ e si passa oltre.
  • Non guardi quasi mai la tivù, ma in uno degli ultimi giri della giornata sui social, scopri che, in serata, sono in programma trasmissioni dedicate alla Giornata contro la violenza sulle donne. Non le guarderai, ma riconosci che ci sta, che è giusto e utile. Poi, l’ineffabile social, ti aggiorna: i programmi previsti su un tema difficile ma attuale, che durante la giornata ha tenuto banco, sono stati azzerati. Accantonati. Al loro posto, c’è il calcio e l’omaggio al fenomeno di cui il mondo è rimasto orfano. Da un minuto all’altro, sono dimenticati i messaggi, i buoni propositi con cui sono stati intasati i social, i media. Il coccodrillo del campione di calcio catalizza l’attenzione generale. In un amen, vengono stravolti palinsesti e programmi. Una bella pallonata e le violenze sulle donne finiscono dritte, dritte in un cassetto. Chi muore, muore oggi. Tragiche storie di donne maltrattate e ammazzate sono di tutte le stagioni, tanto un altro femminicidio prima o poi ricapita, no?
  • Quando stai per chiudere la giornata, la chicca finale, la segnalazione di una trasmissione del servizio pubblico andata in onda nel pomeriggio di questa Giornata che doveva essere pregna di significati declinati al rispetto del genere femminile, propone un tutorial in cui una avvenente … come classificarla: modella? showgirl? insegna alle casalinghe come si spinge il carrello del supermercato, e come farlo con movimenti sexy, issata su scarpe con tacchi a spillo, indossando short su gambe lunghe e affusolate. Lì per lì, non ci credi, resti allibita, guardi meglio pensando che è uno scherzo, che non può essere una cosa seria. Macché, è tutto vero. E’ il 25 novembre e la televisione di stato ‘celebra’ la Giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, mostrando una tipa che simula come raggiungere un sacchetto di patatine all’ultimo ripiano dello scaffale, con fare aggraziato e sensuale, con il fondoschiena sodo bene in sù. I commenti indignati delle quote rosa dei social si sprecano ma tu, ormai rassegnata della piega che ha preso questa Giornata, finisci per entrare nel vortice dell’assurdo e ti chiedi: Ma come, le patatine non fanno ingrassare?
  • E siccome per oggi, per quella che hanno chiamato Giornata contro la violenza sulle donne, può bastare, passi e chiudi. Marisa Colibazzi

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